Clavis et Chorda

Guido d'Arezzo con un monocordo e il suo protettore Teodaldo (A-Wn, Cod. Lat. 51, c. 35) Immagine tratta da http://www.examenapium.it/meri/1000-A.htm
Guido d’Arezzo e il suo protettore Teodaldo  con un monocordo
(A-Wn, Cod. Lat. 51, c. 35)
Immagine tratta da http://www.examenapium.it/meri/1000-A.htm
Monocordo
Monocordo ricostruito da Paolo Zerbinatti sulla base di fonti iconografiche del secolo XII

Gioseffo Zarlino, Le istitutioni harmoniche, Venezia, 1558

Quel che sia Monochordo, et perche sia cosi chiamato. Capitolo 27.

Monochordo adunque dico esser quello Istrumento, ouer qualunque altro simile, ch’ io mostrai di sopra nel capitolo 18. il quale da molti diuersamente è stato chiamato. Imperoche Tolomeo, et Boetio lo chiamano Regola harmonica, et alcuno delli Greci lo chiamano μαγάς [magas]; et è istrumento di vna sola chorda, col quale, aggiungendoui il giuditio della ragione, per virtù della proportionalità harmonica inuestighiamo le ragioni delle consonanze musicali, et di ogni lor parte; et sono più suoni ritrouati, et acettati, i quali collochiamo in esso secondo i gradi del graue, et dell’ acuto a i loro luoghi, et li descriuemo co i nomi propij, accioche con artificio impariamo ad essercitar le modulationi, et le harmonie. Et Pithagora (come vuol Boetio) fu l’ inuentore di questo istrumento. Deriua questo nome Monochordo da due nomi greci aggiunti insieme, cioè da μόνος [monos], che vuol dire Solo, et da χορδή [chorde], che significa Chorda, cioè Istrumento di vna sola chorda; ancora che con tal nome si chiama etiandio quello Istrumento, che si suona con le chorde raddoppiate, conosciuto hormai da ogn’ vno, per esser molto in vso: